Corso Beni Culturali
ANNO ACCADEMICO 2014/2015
Il Corso
"LA BELLEZZA: DA GALLA PLACIDIA A MATILDE"
diretto dalla prof. Roberta Budriesi dell'Università di Bologna
presenta in APPENDICE
la conferenza a due voci
PHASELUS ILLE QUEM VIDETIS HOSPITES. . .
UNA NAVE ORIENTALE PER UN POETA LATINO
tenuta
dalla prof. BIANCA BELVEDERI
Docente di lettere italiane e latine
per l'analisi letteraria e poetica
e dal prof. MARCO BONINO
Docente di Architettura Navale ai Corsi di Archeologia Navale di Trapani
Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali di Ravenna
per l'analisi tecnico-navale e della rotta percorsa
martedì 26 maggio, ore 16
presso l'Accademia Nazionale di Scienze Lettere e Arti di Modena
Corso Vittorio Emanuele 59, Modena - Aula Magna -
La S.V. Ill.ma è invitata.
prof. Maria Teresa Camurri
Presidente Cultura e Vita
www.culturaevita.unimore.it
Bianca Belvederi
LA LIRICA
Phaselus ille . . . (c. IV, Nugae): una delle più belle liriche del
poeta latino Valerio Catullo (84 54 a.C.) per la perfetta
corrispondenza tra la forma elegantemente costruita e il contenuto
vivace e originale nello stesso tempo. Catullo, vissuto a Roma nel I
sec. a.C., scrive le Nugae , sciocchezzuole come definisce lui stesso
la produzione lirica in cui è inserito il carme IV per necessità del
proprio animo: è uno dei primi poeti definiti da Cicerone neoteroi, un
po troppo nuovi, che intendono le proprie composizioni espressioni del
proprio io, anche se talora si trovano produzioni di maniera di
imitazione ellenistico-alessandrina.
Quale loccasione della composizione del Carme IV? Il viaggio in Bitinia
al seguito del governatore G. Memmio Gemello avvenuto tra il 57 ed il 56
a. C.. Qui Catullo sperava forse di rifarsi economicamente e anche di
dimenticare la donna della sua vita, soprannominata, secondo luso poetico
alessandrino, Lesbia.
Ma così non fu e, tornato nella sua villa di Sirmione, sul Lago di
Garda, fa parlare il phaselus, la nave che lo aveva riportato in patria
deluso ed amareggiato.
La nave quindi assume il valore metaforico del percorso di una vita;
tante le burrasche, tante le tempeste, ma tanti anche i bei ricordi, ora
Catullo è tornato nel suo porto; dopo pochi anni dal ritorno a Sirmione
Catullo, poeta dellanima, morirà a 30 anni nel 54 a.C.
Marco Bonino
LA NAVE
Nel carme compaiono brevi cenni al tipo di nave, alle sue manovre ed
al tipo di navigazione, e di questi Catullo opera come una sintesi,
dando un quadro non banale, ma in alcuni casi circostanziato. E
possibile, con laiuto di confronti letterari, figurati e archeologici
tentare di identificare di che tipo di nave si sia trattato, e di
nave, non di un modello votivo si è trattato, considerando come
Catullo ripercorre la storia e la navigazione di questo phaselus.
Altre fonti letterarie latine e greche suggeriscono che il phaselus aveva
una forma molto caratteristica, paragonabile a quella del baccello delle
leguminose. Se ne conoscevano di dimensioni diverse, ma generalmente
piccole e medie, un ordine di remi e la vela, o le vele, a seconda delle
dimensioni: in tutti i casi viene messa in evidenza la velocità
dellimbarcazione, sia che andasse a remi, che a vela. La nave di Catullo
doveva avere dimensioni, scafo e bordo che le consentivano di compiere il
viaggio dalla Bitinia a Sirmione senza problemi, anche se mantenendo la
costa in vista.
La nave fu costruita in Bitinia con il legname proveniente dal Monte
Citoro, quindi probabilmente pino, cipresso o quercia, ma Catullo
ricorda solo il bosso, che era importante per ricavare i cavicchi, con
cui si fissavano le cuciture del guscio portante: una notazione quasi da
esperto.
Il viaggio avvenne con vento favorevole in poppa, oppure facendo bordi e
boline da destra e da sinistra, confermando la possibilità di stringere
il vento con le vele quadre antiche e suggerendo la presenza della vela
di civada (dolo) oltre alla vela maestra. E il viaggio fu tanto
tranquillo, che non si sentì la necessità di fare voti alle divinità
marine per propiziarsi il viaggio. Catullo partì dunque con il suo
phaselus dal Mar Nero (Ponto), passò il Mar di Marmara (la Propontide) e
costeggiò lAsia Minore (lattuale costa turca del Mare Egeo), per
attraversare le Cicladi, costeggiare il Peloponneso, la cosa ionica e la
costa dalmata, attraversando lAdriatico allaltezza delle foci del Po.
Da lì, lungo il Po ed il Mincio, arrivò finalmente al Lago di Garda;
allora il Mincio era maggiormente navigabile che non durante il Medioevo
o in epoche ancora più vicine a noi, quando il suo corso era interrotto
da chiuse e rapide.
Per trascorrere la notte si sbarcava nellapprodo più adatto, quando non
si navigava.
Alla fine della sua carriera il phaselus fu dedicato ai Dioscuri e
questo suggerisce che la loro immagine o simboli (lancia, stella)
fossero state dipinte già in origine sui dritti di prua e di poppa,
mentre il capodibanda era probabilmente dipinto a colori vivaci e figure
mitologiche (tritone, Medusa) e geometriche, come accennano Virgilio e
Marziale e confermano le raffigurazioni di Roma e di Pompei.
La ricostruzione proposta costituisce una sintesi ed una rielaborazione
di questi elementi, sulla base dei confronti letterari ed iconografici
ricordati, non solo per i caratteri simili, ma anche per diferenza con
tipi da trasporto utilizzati sullAdige o sul Benàco in età romana. La
conoscenza delle piccole imbarcazioni a remi di età romana scoperte di
recente a Monfalcone, a Pisa e a Napoli ha contribuito a completare il
quadro.
Caratteristiche principali del phaselus ipotizzato:
Lunghezza: m 21 Larghezza: m 5 Altezza al centro: m 2
Immersione: m 0,9
Dislocamento: 27 tonn, con lunghezza e larghezza al galleggiamento di 18
e 3,70 m
Numero di remi: 12 per ciascun lato.
Numero di alberi e di vele: 2: maestra e civada
Velocità massima raggiungibile: 8 nodi.
Persone imbarcate: 24 rematori, 4 tra comandante e marinai, 3 o 4 passeggeri.
Il Corso
"LA BELLEZZA: DA GALLA PLACIDIA A MATILDE"
diretto dalla prof. Roberta Budriesi dell'Università di Bologna
presenta in APPENDICE
la conferenza a due voci
PHASELUS ILLE QUEM VIDETIS HOSPITES. . .
UNA NAVE ORIENTALE PER UN POETA LATINO
tenuta
dalla prof. BIANCA BELVEDERI
Docente di lettere italiane e latine
per l'analisi letteraria e poetica
e dal prof. MARCO BONINO
Docente di Architettura Navale ai Corsi di Archeologia Navale di Trapani
Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali di Ravenna
per l'analisi tecnico-navale e della rotta percorsa
martedì 26 maggio, ore 16
presso l'Accademia Nazionale di Scienze Lettere e Arti di Modena
Corso Vittorio Emanuele 59, Modena - Aula Magna -
La S.V. Ill.ma è invitata.
prof. Maria Teresa Camurri
Presidente Cultura e Vita
www.culturaevita.unimore.it
Bianca Belvederi
LA LIRICA
Phaselus ille . . . (c. IV, Nugae): una delle più belle liriche del
poeta latino Valerio Catullo (84 54 a.C.) per la perfetta
corrispondenza tra la forma elegantemente costruita e il contenuto
vivace e originale nello stesso tempo. Catullo, vissuto a Roma nel I
sec. a.C., scrive le Nugae , sciocchezzuole come definisce lui stesso
la produzione lirica in cui è inserito il carme IV per necessità del
proprio animo: è uno dei primi poeti definiti da Cicerone neoteroi, un
po troppo nuovi, che intendono le proprie composizioni espressioni del
proprio io, anche se talora si trovano produzioni di maniera di
imitazione ellenistico-alessandrina.
Quale loccasione della composizione del Carme IV? Il viaggio in Bitinia
al seguito del governatore G. Memmio Gemello avvenuto tra il 57 ed il 56
a. C.. Qui Catullo sperava forse di rifarsi economicamente e anche di
dimenticare la donna della sua vita, soprannominata, secondo luso poetico
alessandrino, Lesbia.
Ma così non fu e, tornato nella sua villa di Sirmione, sul Lago di
Garda, fa parlare il phaselus, la nave che lo aveva riportato in patria
deluso ed amareggiato.
La nave quindi assume il valore metaforico del percorso di una vita;
tante le burrasche, tante le tempeste, ma tanti anche i bei ricordi, ora
Catullo è tornato nel suo porto; dopo pochi anni dal ritorno a Sirmione
Catullo, poeta dellanima, morirà a 30 anni nel 54 a.C.
Marco Bonino
LA NAVE
Nel carme compaiono brevi cenni al tipo di nave, alle sue manovre ed
al tipo di navigazione, e di questi Catullo opera come una sintesi,
dando un quadro non banale, ma in alcuni casi circostanziato. E
possibile, con laiuto di confronti letterari, figurati e archeologici
tentare di identificare di che tipo di nave si sia trattato, e di
nave, non di un modello votivo si è trattato, considerando come
Catullo ripercorre la storia e la navigazione di questo phaselus.
Altre fonti letterarie latine e greche suggeriscono che il phaselus aveva
una forma molto caratteristica, paragonabile a quella del baccello delle
leguminose. Se ne conoscevano di dimensioni diverse, ma generalmente
piccole e medie, un ordine di remi e la vela, o le vele, a seconda delle
dimensioni: in tutti i casi viene messa in evidenza la velocità
dellimbarcazione, sia che andasse a remi, che a vela. La nave di Catullo
doveva avere dimensioni, scafo e bordo che le consentivano di compiere il
viaggio dalla Bitinia a Sirmione senza problemi, anche se mantenendo la
costa in vista.
La nave fu costruita in Bitinia con il legname proveniente dal Monte
Citoro, quindi probabilmente pino, cipresso o quercia, ma Catullo
ricorda solo il bosso, che era importante per ricavare i cavicchi, con
cui si fissavano le cuciture del guscio portante: una notazione quasi da
esperto.
Il viaggio avvenne con vento favorevole in poppa, oppure facendo bordi e
boline da destra e da sinistra, confermando la possibilità di stringere
il vento con le vele quadre antiche e suggerendo la presenza della vela
di civada (dolo) oltre alla vela maestra. E il viaggio fu tanto
tranquillo, che non si sentì la necessità di fare voti alle divinità
marine per propiziarsi il viaggio. Catullo partì dunque con il suo
phaselus dal Mar Nero (Ponto), passò il Mar di Marmara (la Propontide) e
costeggiò lAsia Minore (lattuale costa turca del Mare Egeo), per
attraversare le Cicladi, costeggiare il Peloponneso, la cosa ionica e la
costa dalmata, attraversando lAdriatico allaltezza delle foci del Po.
Da lì, lungo il Po ed il Mincio, arrivò finalmente al Lago di Garda;
allora il Mincio era maggiormente navigabile che non durante il Medioevo
o in epoche ancora più vicine a noi, quando il suo corso era interrotto
da chiuse e rapide.
Per trascorrere la notte si sbarcava nellapprodo più adatto, quando non
si navigava.
Alla fine della sua carriera il phaselus fu dedicato ai Dioscuri e
questo suggerisce che la loro immagine o simboli (lancia, stella)
fossero state dipinte già in origine sui dritti di prua e di poppa,
mentre il capodibanda era probabilmente dipinto a colori vivaci e figure
mitologiche (tritone, Medusa) e geometriche, come accennano Virgilio e
Marziale e confermano le raffigurazioni di Roma e di Pompei.
La ricostruzione proposta costituisce una sintesi ed una rielaborazione
di questi elementi, sulla base dei confronti letterari ed iconografici
ricordati, non solo per i caratteri simili, ma anche per diferenza con
tipi da trasporto utilizzati sullAdige o sul Benàco in età romana. La
conoscenza delle piccole imbarcazioni a remi di età romana scoperte di
recente a Monfalcone, a Pisa e a Napoli ha contribuito a completare il
quadro.
Caratteristiche principali del phaselus ipotizzato:
Lunghezza: m 21 Larghezza: m 5 Altezza al centro: m 2
Immersione: m 0,9
Dislocamento: 27 tonn, con lunghezza e larghezza al galleggiamento di 18
e 3,70 m
Numero di remi: 12 per ciascun lato.
Numero di alberi e di vele: 2: maestra e civada
Velocità massima raggiungibile: 8 nodi.
Persone imbarcate: 24 rematori, 4 tra comandante e marinai, 3 o 4 passeggeri.