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Storia della Medicina

Anno Accademico 2015/2016

       Mercoledì 28 ottobre 2015 alle ore 16 presso l'Aula T01 del Centro
Didattico di Ateneo,via del Pozzo 71, Modena

si terrà la quarta lezione del dodicesimo Corso di Storia della Medicina
e Antropologia Medica, diretto dal prof. Ugo Fabio dell'Università di
Modena e Reggio Emilia.

Tratterà il tema:

         "Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO): da malattia
broncopolmonare a componente broncopolmonare della multimorbidità
cronica"



                     il Prof. LEONARDO M. FABBRI
      Direttore della Clinica di Malattie dell’Apparato Respiratorio
           Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.


 La S. V. Ill.ma è invitata.



 prof. Maria Teresa Camurri
 Presidente Cultura e Vita

 www.culturaevita.unimore.it


La BroncoPneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO) costituisce un problema
sanitario maggiore in tutto il mondo. La causa in assoluto più importante
di BPCO è il fumo di sigaretta, tuttavia possono contribuire al suo
sviluppo e aggravamento anche inquinamento ambientale, professionale e/o
domestico, in particolare nei paesi in via di sviluppo.
        La BPCO è una malattia (meglio forse una sindrome) cronica, che si
sviluppa quindi in maniera lenta e non reversibile, infiammatoria sia a
carico di vie aeree (bronchiolite) e parenchima polmonare (enfisema),  ma
anche sistemica. Da un punto di vista funzionale, la BPCO si caratterizza
con una ostruzione bronchiale poco reversibile ed evolutiva misurabile
spirometricamente, che si manifesta clinicamente con progressiva mancanza
di respiro, tosse e catarro, episodi di riacutizzazione di questi sintomi
respiratori. Le riacutizzazioni costituiscono episodi importanti della
vita del paziente con BPCO, in quanto portano a maggior rischio di
ricadute, ricoveri, morte, accelerata evoluzione della malattia, con
deterioramento della qualità di vita. La BPCO è una malattia dell’adulto
e dell’anziano, quasi sempre associata a concomitanti malattie croniche
cardiovascolari, metaboliche e neoplastiche, spesso causate dagli stessi
fattori di rischio, in particolare fumo ed invecchiamento. In realtà le
comorbidità croniche  pesano più della stessa componente polmonare nella
prognosi ed attesa di vita dei pazienti con BPCO, in quanto i pazienti
con BPCO si ammalano e muoiono più spesso di comorbidità che di
insufficienza respiratoria.
        Poiché i singoli individui rispondono in maniera molto diversa ai fattori
di rischio, la BPCO si può manifestare in maniera clinicamente uguale
(esempio stessa ostruzione e dispnea) ma fenotipicamente molto diversa da
individuo a individuo sia a livello polmonare (componente bronchiolitica
versus componente enfisematosa) sia extra-polmonare (prevalente
comorbidità cardiovascolare, metabolica o oncologica).  Il trattamento
della BPCO ha fatto passi da gigante negli ultimi 20 anni, in particolare
con lo sviluppo di broncodilatatori beta-2 agonisti ed antimuscarinici a
breve e lunga durata d’azione, e steroidi inalatori. Questi farmaci
riducono significativamente sintomi e loro riacutizzazioni, e migliorano
la funzione respiratoria e la qualità di vita dei pazienti. Tuttavia, i
loro effetti sono marginali in particolare nei pazienti più gravi ove la
funzione respiratoria può essere portata dal 30-40% del teorico al
massimo al 40-50% del teorico e la frequenza delle riacutizzazioni può
essere ridotta al massimo del 20-30%, e comunque i pazienti non possono
essere mai portati a norma, guariti. Inoltre, questi farmaci cardine sono
tutti inalatori, e, ivi compresi gli steroidi, hanno effetti ancora più
marginali e inconsistenti anche sulle comorbidità croniche.  Il concetto
che prende sempre più piede è che va trattata non la BPCO ma il paziente
con BPCO, e che si prevede una maggior efficacia sulla storia naturale
della malattie diagnosticando e curando la malattie concomitanti che la
sola componente polmonare.
        L’unica novità terapeutica in campo di BPCO è e probabilmente rimarrà per
molti anni il roflumilast, un farmaco orale che inibisce specificamente
la fosfodiesterasi 4, e che è stato recentemente approvato dall’ European
Medicine Agency (EMA) ed i cui effetti positivi sono stati confermati in
uno studio richiesto dall’EMA nei pazienti più gravi, nei quali riduce
riacutizzazioni e ricoveri quando dato in aggiunta alla terapia
inalatoria massimale. Ignoti rimangono, tuttavia, gli effetti sistemici.