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Storia della Medicina

Anno Accademico 2015/2016

                   Mercoledì 2 dicembre 2015 alle ore 16
presso l'Aula T01 del Centro Didattico di Ateneo,via del Pozzo 71, Modena
si terrà la nona lezione del dodicesimo Corso di Storia della Medicina
e Antropologia Medica, diretto dal prof. Ugo Fabio dell'Università di
Modena e Reggio Emilia.

 Tratterà il tema:

                    " Il Piede: questo 'sconosciuto'"

                      il dott. GIUSEPPE  MANFREDINI

                      Dirigente medico di 1° Livello
Responsabile del modulo ”Coordinamento delle attività di  chirurgia del
piede”  Divisione di Ortopedia e Traumatologia
       Azienda Ospedaliero Universitaria Policlinico di Modena


La S. V. Ill.ma è invitata.

prof. Maria Teresa Camurri
Presidente Cultura e Vita

www.culturaevita.unimor

 


IL PIEDE QUESTO “SCONOSCIUTO”
G. Manfredini
Struttura Complessa di Ortopedia e Traumatologia . Dir. F. Catani
Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena

Il piede è una struttura estremamente complessa sia da un punto di vista
anatomico che funzionale. Nel piede ci sono 28 ossa, se consideriamo anche
i due sesamoidi, che si articolano tra loro e che subiscono forze
deformanti durante il passo e che, per ovvi motivi, realizzeranno
deformità  in varie  regioni nel corso degli anni.
Il piede ha subito vari cambiamenti e modifiche della sua forma per
potersi adattare a tutte quelle situazioni che si sono presentate nel
corso dell’evoluzione dell’uomo e nel passaggio dalla stazione a quattro
punti di appoggio a quella eretta dell’uomo moderno.
Questa evoluzione è costata una differenziazione specifica del sistema
nervoso e muscolare da parte del piede che si è adattato a vincere la
forza di gravità per potere mantenersi in equilibrio e camminare. Questa
sua attitudine specifica ha fatto sì che il piede sia diventato una
struttura sensitivo-motoria con maggiore specializzazione sensitiva,
questo per permettere di raccogliere le informazioni dalla periferia,
inviarle ed elaborarle a livello centrale e realizzare una risposta
funzionale idonea da parte delle strutture muscolari, capsulo-legamentose
e tendinee.
Nei sui studi anatomo-funzionali Paparella –Treccia ha paragonato il piede
ad una elica con 2 pale che, nel corso del passo, si avvolgono e si
svolgono in modo armonioso e i due movimenti vengono definiti come
supinazione  e pronazione negli studi biomeccanici del piede.  Quando si
verifica un aumento di una di queste situazioni, si parla di patologia con
eccesso di pronazione o di supinazione che, clinicamente, si esplica con
la realizzazione di un piede piatto e di un piede cavo.
Le patologie che colpiscono il piede possono essere suddivise in due
grandi gruppi:
patologie traumatiche
patologie degenerative e microtraumatiche
Nel primo gruppo comprendiamo le lesioni traumatiche dei tendini e delle
ossa realizzate da una forza, di solito importante, che ha superato la
capacità di resistenza dell’osso o dei tendini e ne ha provocato la
lesione. Sono importanti le fratture della tibio-tarsica, del calcagno e
dell’astragalo perché provocano molto spesso degli esiti sfavorevoli con
rigidità articolare, dolore alla deambulazione, zoppia  e consolidazioni
viziose che necessitano di ulteriori trattamenti a distanza. Tra le
lesioni dei tendini sono importanti quelle che colpiscono il tendine
d’Achille , in quanto la frequenza di incidenza è in aumento per l’aumento
dell’attività sportiva della popolazione. Negli ultimi anni sono state
messe a punto tecniche mini-invasive che vengono impiegate nella
ricostruzione delle lesioni tendinee e nel trattamento delle fratture.
Queste tecniche ci permettono di ottenere buoni risultati a distanza e di
ridurre al minimo le complicanze che sono presenti con le tecniche
tradizionali.
Nel secondo gruppo abbiamo quelle patologie che sono di frequente
osservazione nelle persone con età compresa tra i 40 e i 70 anni e che
colpiscono i primis l’avampiede.  Tra le principali patologie o deformità
abbiamo: l’alluce valgo, le metatarsalgie , il neuroma di Morton e
l’alluce rigido. Queste deformità hanno un’eziopatogenesi che è
multifattoriale, colpiscono in misura maggiore la donna e provocano
problemi e dolori nell’indossare una calzatura e difficoltà alla
deambulazione. Si trattano sia conservativamente che in modo chirurgico a
seconda dello stadio di gravità e delle problematiche generali del
paziente. Di recente sono comparse nuove tecniche di trattamento con
mini-incisioni o con particolari frese che permettono di trattare queste
patologie con un approccio meno aggressivo. Purtroppo, come in molte
tecniche chirurgiche, non sempre l’approccio mini-invasivo può essere
impiegato in ogni deformità dell’avampiede, in quanto la patologia
dovrebbe essere considerata nel suo insieme, ovvero è fondamentale
guardare il piede nel suo insieme e non solo una sua minima parte. Infine
dobbiamo ricordare che in questo secondo gruppo abbiamo le deformità del
piede in piattismo (pronazione in eccesso del piede o piede piatto) e
cavismo (supinazione in eccesso del piede o piede cavo) che si manifestano
con un aspetto clinico tipico alla nostra osservazione: l’abbassamento o
l’innalzamento del cosidetto “arco plantare” o volta longitudinale
mediale. L’età di insorgenza ci fa distinguere le patologie del bambino da
quelle dell’adulto e i trattamenti, conservativo o chirurgico, saranno
diversi in base alla gravità e alla strutturazione delle deformità.