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Corso di Scienze

       a.a. 2015/2016
                        Corso di Scienze
              "PECULIARITA' DEL TERRITORIO MODENESE"

        Giovedì 14 aprile, alle ore 16, presso l'aula 1 della Biblioteca
Scientifica Interdipartimentale via Campi 213/c, Modena

si terrà la seconda lezione del Corso.

Parlerà di:

"Piante che scompaiono:la biodiversità vegetale nel territorio modenese"

                    il prof. DANIELE DALLAI
              Prefetto dell'Orto Botanico di Modena
              Università di Modena e Reggio Emilia

 La S.V. Ill.ma è invitata.



prof. Maria Teresa Camurri
Presidente Cultura e Vita

www.culturaevita.unimore.it

 

L’Emilia Romagna rappresenta un punto di incontro di contingenti
floristici di diversa genesi e di diversi centri di origine. La zona
planiziaria e quella collinare sono ricche di specie a distribuzione
ampia, la cui presenza nella nostra regione costituisce un elemento di
continuità con tutta la regione europea o eurasiatica, mentre nelle zone
di altitudine si concentrano corotipi più rari, come ad esempio specie
endemiche o specie microterme che, giunte in Appennino in periodi più
freddi di quello attuale, vivono qui in condizioni di rarità periferica,
un tipo di pseudo-rarità che si realizza di solito in condizioni di
marginalità geografica o di disgiunzione rispetto all’areale principale
della specie. Le aree montane sono più ricche di diversità biologica
rispetto alla pianura e in esse si concentra la maggior parte delle specie
vegetali rare e protette. Tuttavia, la rarità di una specie, anche se può
costituirne un presupposto, non implica automaticamente la sua estinzione,
che si verifica in genere quando la specie subisce un rapido declino
numerico. Nella pianura padana, le attività umane hanno determinato in
tempi brevi una grande artificialità ambientale, con pochi lembi di
vegetazione naturale in una matrice altamente antropizzata: molte entità
vegetali, appartenenti a corotipi ad ampia distribuzione e un tempo comuni
in queste zone, sono oggi scomparse o relegate in aree di rifugio, quasi
sempre in piccole popolazioni isolate.  Sovente i loro siti consistono in
ambienti originati dalla stessa attivitàumana: siepi, fossi, aree umide di

origine artificiale come casse di espansione, argini o canali di bonifica.
E’ perciò molto sentita la necessità di individuare metodologie di
conservazione integrata (in situ/ex situ), idonee alla tipologia delle
reti consortili e compatibili con la gestione idraulica, soprattutto su
canali di bonifica, aree umide e corsi d’acqua con particolari esigenze di
gestione o in quanto inclusi in aree SIC – ZPS, o coinvolti a vari livelli
in progetti/proposte di reti ecologiche locali. Presso l’Orto Botanico di
Modena, da ormai un ventennio vengono affrontati i problemi di tutela di
alcune specie igrofile e acquatiche particolarmente minacciate, ascritte
alle Liste Rosse regionali e nazionali o incluse in liste d'attenzione,
per contrastare la perdita irreversibile delle loro caratteristiche
fitogenetiche sviluppatesi in loco. Le ricerche hanno riguardato anche
esperienze di coltivazione ex situ di individui da utilizzare per
traslocazioni in aree naturali (reintroduzioni, rafforzamenti).
Parallelamente, sono state condotte campagne di monitoraggio della rete
idrica locale, che hanno evidenziato un drastico calo – e in molti casi la
scomparsa in pochi anni – di molte idrofite presenti in un recente
passato.
Considerando che ben 60.000 specie vegetali (secondo i dati IUCN) possono
correre il rischio di estinzione o di seria erosione genetica nei prossimi
30-40 anni e che tale erosione si verifica in un periodo in cui
occorrerebbero riserve genetiche del tutto nuove per fronteggiare i
repentini mutamenti che coinvolgono il pianeta, di questi temi si stanno
oggi occupando Orti e Giardini Botanici di tutto il mondo, seguendo i
criteri della Strategia Mondiale della Conservazione.
A livello mondiale, essi promuovono azioni di conservazione e iniziative
di sensibilizzazione pubblica su questi temi. Parallelamente, gli Orti
Botanici di antica istituzione non devono rinnegare le proprie specificità
storiche, culturali e scientifiche.
Ogni Orto Botanico - e in particolare quelli universitari, che possono
disporre di un adeguato sostegno scientifico – dovrebbe prendersi in
carico la conservazione di almeno una parte delle specie in pericolo nel
proprio territorio: in Emilia Romagna le specie in pericolo sono centinaia
(molte di più rispetto alle liste di quelle ufficialmente protette); gli
Orti Botanici universitari sono quattro: Bologna, Ferrara, Modena e Parma,
affiancati da altre realtà (Orti/Giardini botanici gestiti da Enti diversi
e Associazioni).  Questi progetti dovrebbero scaturire da interventi di
conservazione in situ (attraverso accordi con gli Enti di gestione del
territorio) e includere attività di conservazione ex situ (negli Orti
Botanici stessi o in vivai di conservazione). Tutto ciò andrebbe
supportato da una costante azione culturale a sostegno dei temi della
conservazione.  L’Orto Botanico universitario di Modena, depositario delle
documentazioni botaniche storiche del territorio in cui è ubicato, ha
avviato programmi di conservazione integrata (in situ/ex situ) di varie
specie legate ad ambienti umidi e per alcune è stato necessario
sperimentare protocolli di coltivazione del tutto o quasi mancanti per le
piante qui considerate, estranee all’ambito commerciale.
Le indagini hanno comportato analisi floristiche, ecologiche e corologiche
dei siti di presenza, analisi di vitalità e germinabilità dei semi, della
variabilità genetica e valutazioni dello status di minaccia secondo le
norme IUCN (International Union Conservation Nature).
L'Orto modenese, al pari degli altri Orti accademici di antica
istituzione, è limitato nei suoi confini fisici e la sua ubicazione
centrale rispetto alla città ne impedisce ampliamenti, ma ne favorisce le
iniziative culturali e promozionali su questi temi. Esiste infatti una
proficua interazione tra i progetti di tutela della biodiversità
intrapresi dall’Orto e le sue finalità museali: la conservazione si attua
in modo diretto - con interventi in situ ed ex situ - e in modo indiretto,
attraverso la diffusione della cultura naturalistica.
Sono le attività scientifiche dei laboratori e dei gruppi di ricerca in
vari campi della botanica, di cui l’Orto Botanico diventa una importante
vetrina, che sostengono i suoi indirizzi attuali tra ricerca, didattica,
divulgazione e conservazione biologica.