Ti trovi qui: Home » News

Corso di Bioetica

a. 2016/2017

                Corso “NUOVI ORIZZONTI DELLA BIOETICA” XV
                  Dignità del malato Dignità del medico
Direttore Giovanni Battista Cavazzuti, Professore di Pediatria
 Università di Modena e Reggio Emilia

                          Mercoledì 10 maggio aprile alle ore 16
presso l'Aula Magna del Centro Servizi di Ateneo, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Policlinico di Modena

si terrà la quarta lezione del Corso.
        
Parlerà de          
                La ragione e la salute; l'intelletto e la consolazione. 
                                                              Risonanze pascaliane
                                               il chiar.mo  Prof. Maurizio Malaguti
                già professore ordinario di Filosofia teoretica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia
                                  Alma Mater Studiorum - Università di Bologna.

La S.V. Ill.ma è invitata

prof. Maria Teresa Camurri
Presidente Cultura e Vita Modena
www.culturaevita.unimore.it

La ragione e la salute; l’intelletto e la consolazione. Risonanze pascaliane.

Il medico è di necessità il più «umanista» tra tutti gli scienziati. Ogni scienza, e la medicina non fa eccezione, ha le sue basi nella sperimentazione condivisa e nella elaborazione razionale dei dati. Ma il terminus ad quem della scienza medica è l’uomo stesso: non soltanto un corpo al quale restituire la salute quando essa sia compromessa, ma una esistenza essenzialmente orientata alla «qualità» del suo sentirsi e del suo sapersi, libera di portare nuove forme nel mondo.
Quando la malattia limita la capacità di agire e toglie la gioia del vivere, quando il dolore bussa con prepotenza alla nostra porta, sorgono drammatiche, talvolta tragiche domande circa il senso dell’esistenza. Ci sono questioni che non riguardano direttamente il medico in quanto tale, alle quali, tuttavia, egli non può del tutto sottarsi. Il medico ha, come tutti, il «diritto» di vivere serenamente i suoi giorni, ed anzi, ne ha merito più di altri proprio per l’aiuto che offre ai sofferenti. Ma egli non può non vedere e non sapere: non può allontanarsi se interrogato, non può chiudere il cuore per il solo fatto di avere già dato quanto la sua preparazione professionale gli consente di offrire. Anche la filosofia è in certo senso «arte medica», non dei corpi, ma dell’uomo quanto al suo spirito. Filosofia e medicina possono allearsi nella ricerca e nell’opera: la medicina ristabilisce e custodisce l’equilibrio delle funzioni vitali; la filosofia può proporsi come opera di chiarezza e di intensità spirituale.  
Lo «spirito» è l’atto del «sapersi» dell’uomo. Non perdiamoci ad immaginare sostanze sottili e incorruttibili per sorriderne eventualmente, come purtroppo accade talvolta, a motivo delle impossibili rilevazioni strumentali. Pensiamo piuttosto alla auto-trasparenza dell’intelletto e alla necessaria responsabilità delle decisioni. Lo spirito è inteso, come suggerisce Pascal, in ragione di quella rara finesse che apre alla «metafisica» della qualità.
Impossibile separare radicalmente il male e la sofferenza, ma non sono la stessa cosa: il male è la causa e la sofferenza è l’effetto. La sofferenza è addirittura «risposta» e «rimedio» al male, come il grave disagio della febbre è la lotta del sangue contro il morbo. È giusto, necessario e doveroso lottare contro il male. Ma bisogna imparare a lottare accettando il difficile «magistero» della sofferenza. Toglierla sarebbe pericoloso anche per la salute del corpo, come sarebbe un danno grave togliere alla mano la sensibilità che la trattiene dal fuoco. L’ideale del medico è vincere la causa del male mediante interventi di rigorosa razionalità. Ma la sofferenza attende di essere «consolata», cioè resa consapevole della intelligenza di cui è custode, della salvezza di cui è attesa.